FOTO DALL'AFRICA
BAITE
SCUOLE A IMPERIA

Impianti fotovoltaici e radio
realizzati e
operativi (ciò che ritengo più importante. . .)

Africa Ospedali: installazione di impianti fotovoltaici e stazioni radio in HF
immagini dei luoghi, delle "sale operatorie" e popolazioni locali, impianti operativi e funzionanti ad esclusione delle Missioni dove son passati i "ribelli" armati . . .
Abbiamo contribuito alla realizzazione di molti progetti alcuni importanti altri meno
a dire il vero, ogni singolo e anche "piccolo progetto" in Africa è MOLTO IMPORTANTE

Baite Italia
:
foto di impianti fotovoltaici realizzati in alpeggio.

 

Una delle lettere che giungono dall'Africa
                                                                                                      
Carissimo/a,                                                                                                                 
Stamattina alle 6 le goccioline di rugiada che ricoprivano le erbe assumevano un delicatissimo color lilla sotto la prima carezza di sole, ma tanta bellezza non riusciva a cancellare il pianto sfrenato della mamma che rientrava a casa stringendo tra le braccia il suo bimbo morto. Altri due bimbi sono morti ieri, altre due mamme hanno lasciato il dispensario gridando con il volto coperto di lacrime.
La causa di queste morti è la stessa: qui a Markounda è diffusa l’abitudine nel caso di "tosse nei bambini" di far strappare le tonsille, e spesso anche l’epiglottide, con dei rudimentali uncini.
E’ semplice immaginare l’emorragia che ne consegue, l’infezione, la febbre, ecc.  Quando arrivano all’Amaboko Ota così si chiama il nostro ambulatorio casi come questi, ormai in fin di vita, un senso di disperazione mi invade il cuore e Esperance, l’infermiera, insieme ad Innocent, il laboratorista, scuotono la testa e quasi si rifiutano di fare qualcosa
 "medicine sprecate" dicono. Tutte le volte si ha la sensazione di combattere un gigante con una fionda e una pietruzza: riusciremo a colpirlo al centro della fronte, questo drago che ci vuole rubare tutto un tesoro ancora da esplorare?… Sì un bimbo è proprio una ricchezza sconosciuta e quando lo si avvolge nella stuoia funebre non posso fare a meno di chiedermi, con grande dolore, in che misura è dipeso da "noi" questo chiudere per sempre uno scrigno…
Anche questa sera, sedendo vicino alla salma del figlio del pastore protestante di Mainojo, al lume di una piccola lampada a petrolio, non riuscivo a trattenere le lacrime, soprattutto sentendo la nenia funebre intonata da suo fratello. Sono arrivati alle 16 al dispensario da 72 km: la mamma all’ottavo mese di gravidanza su un motorino e il figlioletto di dieci anni (in coma da quattro giorni al villaggio) legato sulla schiena di un uomo con una grossa moto. Il padre era ancora per la strada: veniva in bici. Verso le 21 siamo riusciti a mettere insieme 20 litri di gasolio (in questo momento il carburante è scarso) e il parroco si è offerto per riportare a Mainojo il cadavere: a 10 km da Markounda ha incontrato il papà del ragazzino. Il cielo ‘sta notte è tutto una stella, ma Dieudonné ha chiuso gli occhi per sempre. Se non credessi che li ha riaperti su un altro cielo, non solo piangerei, ma…: ma cosa?! Se ripenso alla preghiera che la mamma stessa ha pronunciato mentre offriva il suo "pagne" per avvolgere il corpo del figlio non ho più parole e ho solo voglia di mettermi in ginocchio: "Dio creatore, Signore della vita, tu mi hai dato questo figlio ed ora lo richiami a te: ti ringrazio. Tu sei il Signore". Le sue mani, pur rovinate dal duro lavoro dei campi, scorrevano morbide e cariche di tenerezza sul corpo ormai rigido del figlio, come le mani del vasaio sulla creta da modellare. Cosa volevano dire quelle sue mani che parevano voler trattenere pur sfiorando solo, delicatamente, che parevano voler abbracciare con forza, pur non stringendo, che parevano voler scuotere, pur accarezzando con rispetto religioso il frutto del suo grembo?…
Guardavo, piangevo, tacevo.

Da alcune settimane è qui con noi Francesco, un amico agronomo, che ha accettato di mettersi al servizio di un sogno: dar vita ad una piccola cooperativa agricola. Dato che il terreno (inteso non semplicemente come "suolo", ma anche come "personale") è piuttosto difficile, il nome di questo sogno è "TARA" che in sango è un verbo all’imperativo che significa "PROVA!". E così, proviamo con entusiasmo a fare qualcosa anche in  questo settore, disposti a fallire, ma, per favore, … non totalmente! Anzi, se pensi di aver bisogno di arachidi o miglio non esitare a richiederli qui: anche per te vale l’imperativo "PROVA" per invitarti a provare i nostri prodotti (futuri!) con fiducia. A pensarci bene però la vera difficoltà saranno le consegne a domicilio. Beh, un problema alla volta ok?! Ciao. Grazie che ci sei, grazie che ci sei vicino con la tua amicizia sia nei momenti in cui gli occhi sono colmi di lacrime, sia quando il seme gettato per prova nel terreno difficile, fa capolino tra le zolle con un tenero germoglio e ci ricorda che Lui è il Signore della vita.

Un abbraccio forte e liberante
           Suor Maria Petra

           

Se vuoi contattare Suor Petra: petradamkd@libero.it