Una
delle lettere che giungono dall'Africa
Carissimo/a,
Stamattina alle 6 le goccioline di rugiada che ricoprivano le erbe assumevano un
delicatissimo color lilla sotto la prima carezza di sole, ma tanta bellezza non
riusciva a cancellare il pianto sfrenato della mamma che rientrava a casa
stringendo tra le braccia il suo bimbo morto. Altri due bimbi sono morti ieri,
altre due mamme hanno lasciato il dispensario gridando con il volto coperto di
lacrime.
La causa di queste morti è la stessa: qui a Markounda è diffusa l’abitudine
nel caso di "tosse nei bambini" di far strappare le tonsille, e
spesso anche l’epiglottide, con dei rudimentali uncini.
E’ semplice
immaginare l’emorragia che ne consegue, l’infezione, la febbre, ecc.
Quando arrivano all’Amaboko Ota così si chiama il nostro ambulatorio casi
come questi, ormai in fin di vita, un senso di disperazione mi invade il cuore e
Esperance, l’infermiera, insieme ad Innocent, il laboratorista, scuotono la
testa e quasi si rifiutano di fare qualcosa
"medicine sprecate"
dicono. Tutte le volte si ha la sensazione di combattere un gigante con una
fionda e una pietruzza: riusciremo a colpirlo al centro della fronte, questo
drago che ci vuole rubare tutto un tesoro ancora da esplorare?…
Sì un bimbo
è proprio una ricchezza sconosciuta e quando lo si avvolge nella stuoia funebre
non posso fare a meno di chiedermi, con grande dolore, in che misura è dipeso
da "noi" questo chiudere per sempre uno scrigno…
Anche questa sera, sedendo vicino alla salma del figlio del pastore protestante
di Mainojo, al lume di una piccola lampada a petrolio, non riuscivo a trattenere
le lacrime, soprattutto sentendo la nenia funebre intonata da suo fratello.
Sono arrivati alle 16 al dispensario da 72 km: la mamma all’ottavo mese di
gravidanza su un motorino e il figlioletto di dieci anni (in coma da quattro
giorni al villaggio) legato sulla schiena di un uomo con una grossa moto. Il
padre era ancora per la strada: veniva in bici. Verso le 21 siamo riusciti a
mettere insieme 20 litri di gasolio (in questo momento il carburante è scarso)
e il parroco si è offerto per riportare a Mainojo il cadavere: a 10 km da
Markounda ha incontrato il papà del ragazzino. Il cielo ‘sta notte è tutto
una stella, ma Dieudonné ha chiuso gli occhi per sempre. Se non credessi che li
ha riaperti su un altro cielo, non solo piangerei, ma…: ma cosa?! Se ripenso
alla preghiera che la mamma stessa ha pronunciato mentre offriva il suo "pagne"
per avvolgere il corpo del figlio non ho più parole e ho solo voglia di
mettermi in ginocchio: "Dio creatore, Signore della vita, tu mi hai dato
questo figlio ed ora lo richiami a te: ti ringrazio. Tu sei il Signore". Le
sue mani, pur rovinate dal duro lavoro dei campi, scorrevano morbide e cariche
di tenerezza sul corpo ormai rigido del figlio, come le mani del vasaio sulla
creta da modellare. Cosa volevano dire quelle sue mani che parevano voler
trattenere pur sfiorando solo, delicatamente, che parevano voler abbracciare con
forza, pur non stringendo, che parevano voler scuotere, pur accarezzando con
rispetto religioso il frutto del suo grembo?…
Guardavo, piangevo,
tacevo.
Da alcune settimane è qui con noi Francesco, un amico agronomo, che ha
accettato di mettersi al servizio di un sogno: dar vita ad una piccola
cooperativa agricola. Dato che il terreno (inteso non semplicemente come
"suolo", ma anche come "personale") è piuttosto difficile,
il nome di questo sogno è "TARA" che in sango è un verbo
all’imperativo che significa "PROVA!". E così, proviamo con entusiasmo a fare
qualcosa anche in questo settore, disposti a fallire, ma, per favore, …
non totalmente! Anzi, se pensi di aver bisogno di arachidi o miglio non esitare
a richiederli qui: anche per te vale l’imperativo "PROVA" per invitarti a
provare i nostri prodotti (futuri!) con fiducia.
A pensarci bene però la vera
difficoltà saranno le consegne a domicilio. Beh, un problema alla volta ok?! Ciao. Grazie che ci sei, grazie che ci sei vicino con la tua
amicizia sia nei momenti in cui gli occhi sono colmi di lacrime, sia quando il
seme gettato per prova nel terreno difficile, fa capolino tra le zolle con un
tenero germoglio e ci ricorda che Lui è il Signore della vita.
Un abbraccio forte e liberante
Suor Maria Petra
Se vuoi
contattare Suor Petra:
petradamkd@libero.it
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